La medicina ildegardiana



Osserva la bellezza della natura... E adesso, rifletti.
Quanto grande è il diletto che Dio da all'umanità con tutte queste cose...
La natura intera è a disposizione dell'umanità, dobbiamo lavorare insieme a lei.
Perché senza di essa non possiamo sopravvivere

Ildegarda di Bingen - Tratto da In Principio era la Gioia


La vita di Ildegarda

Santa Ildegarda di Bingen, badessa benedettina vissuta tra il 1098 e il 1179, è una figura dalla personalità straordinaria. Il suo eclettismo, la sua capacità di approfondire - con una visione, una conoscenza e una modernità del tutto insolite per la sua epoca e uniche in senso assolute - il mistero dell'esistenza umana che resta, per l'uomo comune, insondabile oggi come all'epoca, la rendono una delle figure più importanti del nostro Medioevo e una delle donne più intelligenti della storia. 

Ultima figlia di una famiglia aristocratica, entrò in convento all'età di otto anni e vi rimase fino alla morte, avvenuta in età per quei tempi straordinaria anche e soprattutto considerando che Ildegarda fu sempre di salute cagionevole, a 81 anni.

Fu consigliera di papi e imperatori e dei grandi potenti del suo tempo. Spirito anticonformista, non esitò ad opporsi alla Chiesa ufficiale e a denunciarne la corruzione. Pur da monaca benedettina votata alla clausura, svolse viaggi di predicazione e fondò tre monasteri: una vera guerriera, a conferma del significato stesso del suo nome, che vuol dire "protettrice delle battaglie". 

Ildegarda è stata un genio poliedrico, eclettico, multiforme ed originale: mistica, scrittrice, veggente, musicista, drammaturga, linguista, filosofa, poetessa, consigliera politica, profetessa, naturalista, farmacista, guaritrice. 


Misticismo

Ildegarda fu anche una mistica. Tutta la sua vita fu accompagnata dal dono profetico delle visioni e i suoi scritti, come lei tiene a sottolineare, sono frutto della voce divina.
Sapeva che la Chiesa considerava con molto sospetto qualsiasi forma di misticismo, visione o profezia, ed era cosciente del rischio che correva se avesse divulgato le sue visioni. Le tenne per sé fino all'età di 42 anni, quando la "Luce vivente" le ordinò di scrivere ciò che vedeva. 

A quel tempo Ildegarda - proprio per questa lotta interiore tra il desiderio di divulgare e la paura di farlo - era allettata, impossibilitata a portare avanti le grandi incombenze del monastero. Si dice che la Luce vivente le comunicò che l'unico modo per riprendere in mano la sua vita era seguire la strada che le era stata indicata. 

Così Ildegarda chiese e ottenne la protezione di Bernardo di Chiaravalle, a cui raccontò delle visioni, ponendosi come umile creatura al servizio di Dio. Bernardo la tranquillizzò, la incoraggiò e la incitò a rivelare ciò che le veniva detto e che percepiva durante le sue visioni, procurandole l'avvallo autorevole di papa Eugenio III.


La medicina ildegardiana

Anche da un punto di vista medico l'intera opera di Ildegarda si basa sull'uso dell'analogia e del simbolo: attraverso tali strumenti tenta di comunicare non solo le idee, ma anche l'esperienza, l'incomunicabile, a parole.

"Dalla fisica alla medicina, una stessa legge attraversa le scienze, una legge di corrispondenza": proprio per la corrispondenza di uomo e universo, inscindibilmente legati, il malessere dell'uno si ripercuote sull'altro e per questo per raggiungere o riacquistare il benessere psicofisico, l'essere umano - essendo parte del tutto - deve attingere le energie necessarie dal mondo circostante, perché i suoi disturbi dipendono proprio dalla perdita di armonia con sé stessi e con l'ambiente esterno.

Ogni volta che soffriamo di un abbassamento della nostra energia vitale - della Viriditas - per cause sia interne che esterne a noi, altre creature possono venirci in soccorso. Le piante che Ildegarda sceglie per i suoi rimedi hanno proprio questo significato: parlano lo stesso linguaggio del corpo umano e trasferiscono il quid di energia necessario al percorso di guarigione, perché tutto è intimamente legato. 

Per comprendere meglio il pensiero di Ildegarda come guaritrice, bisogna avvicinarsi al pensiero medico medievale, che lei rielaborò trovando le fondamenta per le proprie teorie rifacendosi alle fondamenta della tradizione ippocratico-galenica.
Tema ricorrente era che il principio essenziale del corpo umano fosse il calore, a sua volta temperato dal freddo. Si pensava infatti che l'equilibrio tra caldo, freddo, secco e umido fosse alla base del benessere. Questo sistema si fonda sulla dottrina tradizionale dei quattro elementi o radici del mondo: Fuoco, Aria, Terra e Acqua, dai quali è costituito il creato e quindi l'uomo stesso. Quest'ultimo vive in virtù dei quattro umori, così come il mondo consta di quattro elementi. 

Gli umori prodotti dal corpo umano, di cui parla anche Ildegarda in Causa et Curae, sono Bile gialla (flegma secco), Bile nera o Melanconia (flegma tiepido), Sangue (flegma schiumoso) e Flemma (flegma umido). Sulla base della proporzione con cui i quattro umori sono presenti nell'organismo e della prevalenza di uno di essi sugli altri, si distinguono quattro diverse costituzioni fondamentali. Ildegarda fornisce una descrizione di ciascuna di esse, distinguendone anche le diversità nell'uomo e nella donna. 

Quando gli umori sono in equilibrio, siamo in stato di salute, viceversa entriamo nello stato di malattia. 

I sei pilastri di Ildegarda che mirano a conservare una situazione di equilibrio mente-anima e corpo, sono:

  1. Alimentazione 
    Scegliendo correttamente cosa mangiare e cosa bere - "i vostri alimenti siano la vostra forza" - o seguire speciali diete e digiuni, ma anche una serie di precetti quotidiani, una vera e propria educazione alimentare. Ci dà indicazioni sui cibi buoni e su quelli nocivi, o non utili alla salute dell'uomo. 

  2. Utilizzare le forze curative presenti nella natura
    Erbe, pietre preziose, acqua, fisioterapia con saune, bagni e massaggi (anche ai reni) con l'utilizzo del calore sprigionato dal fuoco di legno d'olmo, influssi lunari. Tutto contribuisce al nostro benessere. 

  3. Regolare le fasi di sonno e veglia
    "Se si dorme con moderazione se ne ricava salute", dando anche importanza alla sfera onirica. "Il sonno, infatti, rilassa il midollo, fortifica le ossa, rinnova il sangue e rafforza la muscolatura, rende più fluide le membra e potenzia il cervello e la mente" da Causa et Curae

  4. Armonizzare lavoro e tempo libero
    Trovare un equilibrio tra movimento e stasi, tra "Ora" et "Labora".
     
  5. Liberare il corpo dalle impurità e dalle sostanze nocive

  6. Impiegare le proprie forze curative e spirituali 
    Coadiuvati dal digiuno, ampiamente sfruttato nella pratica ascetica medievale e non, dalla Fede, dalla preghiera e in generale dalla meditazione. 


Nella medicina ildegardiana la malattia è intesa come mancanza, rottura dell'equilibrio interiore inscindibile con quello verso il mondo esterno. È perdita del rapporto armonico con sé stessi e di sé stessi con il creato. 

Ildegarda chiama Malinconia lo stato che predispone alla malattia, in cui l'uomo è caduto dopo il peccato originale, ovvero quando ha rotto l'equilibrio perfetto in cui si trovava con la piena consapevolezza del proprio progetto animistico, del tutto in armonia con il progetto cosmico. Simbolicamente questo stato di predisposizione alla malattia è rappresentato con il disequilibrio umorale. 
In una visione più attuale, potremmo definirlo uno stato di intossicazione. 

L'intossicazione, e quindi l'alterazione funzionale dei nostri sistemi endocrino, immunitario e metabolico, nasce sia da fattori endogeni quali pensieri, sentimenti come l'ira e l'invidia (definiti "vizi" da Ildegarda) sia da cause esterne come inquinamento, farmaci, cattiva alimentazione e simili, che portano ad una situazione di stress organico costante con alterazione della capacità di eliminare le tossine, e compromissione degli organi emuntori.
La conseguenza è l'insorgenza del disturbo organico, della malattia. 

La guarigione diventa quindi un cammino di salvezza, uno sforzo di riallineamento con l'armonia universale, perduta dopo la Creazione: non si guarisce curando il mero disturbo organico, ma per guarire occorre valutare anche la dimensione psicologica, spirituale e cosmica, ovvero il nostro rapporto con gli altri e con l'ambiente che ci circonda, consapevoli che occorre accettare il proprio io e divenire capaci di leggere dentro la natura, cogliendone il significato intrinseco. 

Un aspetto imprescindibile nel definire la salute di ogni uomo, secondo Ildegarda, è il fatto che la salute non possa essere ricondotta ad una concezione statica: essa non può essere raggiunta una volta per tutte, ogni giorno è necessario infatti riconquistare unità ed equilibrio tra mente, corpo e anima attraverso pratiche quotidiane. 


Perché riproporre oggi la visione di Ildegarda?

L'uomo, come descrive Ildegarda nelle sue visioni, vive nel conflitto, ovvero nella lotta tra ciò che è bene - quindi il ritorno verso l'armonia primordiale - e ciò che è male. Ha in sé però l'intelligenza e la comprensione dell'anima, per cercare di tendere a Dio nelle suo opere. "Tendere a Dio" significa, in una concezione più larga, identificarsi con il proprio Sé, essere allineati e trovarsi in piena armonia col mondo che ci circonda.

In questo stato di equilibrio non può esistere il male, non può esistere la sofferenza e quindi di conseguenza non può nemmeno esistere la malattia.





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